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La Chirurgia Bariatrica, o Chirurgia della Grande Obesità, è la branca della Chirurgia Generale in più forte incremento per il numero degli interventi, in tutti i paesi attanagliati dal benessere, quindi non solo nei paesi occidentali, ma più in generale nei paesi più ricchi, ovunque nel mondo. Di questa specialità chirurgica si parla anche in vari programmi televisivi che raccontano di grandi trasformazioni fisiche di persone che, a causa dell’obesità, hanno perso salute e qualità di vita, e necessitano soluzioni per risolvere questa patologia e i rischi per la salute ad essa collegati. La chirurgia bariatrica è la soluzione a cui si ricorre quando l’obesità diventa una condizione invalidante e ogni altra opzione terapeutica non chirurgica ha fallito. Per potersi sottoporre alla chirurgia bariatrica è necessario che il paziente obeso o grande obeso abbia particolari caratteristiche. In quali casi serve la chirurgia bariatrica? Ne parliamo con il il dottor Roberto Grignani, specialista in chirurgia bariatrica di Humanitas San Pio X.
«Per l’obesità non c’è un solo tipo di intervento chirurgico – spiega il dottor Roberto Grignani, specialista in Chirurgia Bariatrica di Humanitas San Pio X – ma ve ne sono vari, tutti accomunati dallo scopo di risolvere la patologia e restituire al paziente una buona qualità di vita. Infatti, la Chirurgia Bariatrica può ridurre in maniera soddisfacente il peso in eccesso, anche se il risultato può variare a seconda di età, statura, sesso e storia clinica della persona.
L’intervento di Chirurgia Bariatrica, può essere fondamentale per risolvere il problema dell’obesità, sia perché si tratta di una patologia invalidante che compromette il benessere sociale e psicologico delle persone, sia per allontanare il rischio di incorrere nelle patologie che vi sono associate. In particolare, l’obesità aumenta il rischio di sviluppare:
Va anche considerato che a lungo termine le condizioni causate dall’obesità possono risultare anche fatali. In Italia, ad esempio, l’eccesso di peso è la seconda causa di morte dopo il fumo – continua l’esperto -. La Chirurgia Bariatrica, secondo numerosi studi anche internazionali,riduce in maniera significativa il rischio di mortalità nei pazienti obesi rispetto a coloro che ne sono affetti e non vengono operati».
«La Chirurgia Bariatrica (secondo le linee guida SICOB) è indicata per tutti i pazienti di età compresa tra 18 e 65 anni con obesità di secondo grado, cioè quando l’Indice di Massa Corporea (BMI) è uguale o superiore a 35, o di terzo grado, con BMI uguale o superiore a 40. L’indicazione a sottoporsi a Chirurgia Bariatrica, può essere estesa anche ai pazienti con BMI tra il 30 ed il 35 che presentano comorbilità, cioè altre patologie legate all’obesità.
Il BMI si calcola dividendo il peso in chili per la statura in metri elevata al quadrato. Ad esempio, una persona di 120 kg e alta 1,7 m, avrà un BMI di 41,5 (120 / 1,702). Inoltre, è indicata anche in caso siano presenti diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa, apnee notturne, anomale a carico dei lipidi (dislipidemia), osteoartrite o si siano verificati problemi legati all’apparato cardiovascolare in precedenza. Tuttavia, la Chirurgia Bariatrica viene scelta solo dopo aver tentato altre soluzioni conservative – precisa lo specialista – come la dieta seguita dallo specialista. Invece, è controindicata in caso di impossibilità a collaborare nel follow-up, ovvero se la persona soffre di alcolismo, tossicodipendenza, bulimia nervosa o psicosi scompensata».
«Tutti gli interventi di chirurgia bariatrica sono mini-invasivi e si svolgono in laparoscopia – spiega il dottor Grignani -. Questa tecnica, unita a una gestione moderna ed efficace del periodo perioperatorio, garantisce al paziente una degenza in ospedale breve, una ripresa più veloce e una riduzione del dolore post-operatorio. I due interventi più praticati, che rappresentano l’80% delle procedure, sono la Sleeve Gastrectomy e il Bypass Gastrico.
Sleeve gastrectomy: è un intervento di tipo restrittivo, per cui viene rimossa verticalmente una parte significativa dello stomaco. Ha lo scopo di ridurre il senso di fame e aumentare quello di sazietà. Le persone operate riescono a perdere peso perché la sensazione di dover assumere del cibo è ridotta spontaneamente e senza causare disagio. Si tratta di una procedura molto ben tollerata nel lungo termine.
Bypass gastrico: intervento praticato da ormai più di 50 anni, è particolarmente indicato in caso di diabete tipo 2 in stadio avanzato e severo reflusso gastroesofageo. Lo scopo della procedura è ridurre il senso di fame per permettere la perdita di peso. É un intervento che associa un meccanismo restrittivo ad un meccanismo malassorbitivo, anche se il malassorbimento in genere non pregiudica in maniera significativa l’assorbimento di vitamine, sali minerali e farmaci.
Gli altri due interventi, meno comuni e poco praticati, sono il bendaggio gastrico e la diversione biliopancreatica.
Bendaggio gastrico: consiste nella collocazione di un anello di silicone intorno alla parte alta dello stomaco. Il rischio è basso, ma non viene scelto frequentemente perché la gestione post operatoria è più complessa, necessitando di controlli frequenti e calibrazioni sotto guida radiologica almeno una volta all’anno. Inoltre, presenta anche un numero elevato di secondi interventi a causa di fallimento o effetti collaterali.
Diversione biliopancreatica: è un intervento molto efficace e ben consolidato (si pratica dal 1976) ma anche molto complesso e presenta un alto rischio di effetti collaterali. Per questo, vi si ricorre solo in casi molto particolari, dopo un’attenta valutazione dello specialista.
Altri tipi di interventi consistono nel Mini Gastric Bypass (MGB) e nell’inserimento del pallone endogastrico in silicone.
Mini Gastric Bypass (MGB): l’intervento consiste nella creazione di una piccola tasca gastrica di circa 60 ml esclusa dallo stomaco rimanente e collegata all’intestino tenue a una distanza dal duodeno, non del tutto standardizzata. É una procedura ancora sotto analisi, in valutazione dei risultati.
Pallone endogastrico confezionato in silicone: il suo posizionamento viene eseguito per via endoscopica, ha una buona efficacia nel breve periodo, ma deve essere rimosso al massimo entro 6 mesi dopo l’intervento, sempre con metodica endoscopica. Viene utilizzato in casi selezionati e in genere si intende come manovra “ponte” prima di essere sottoposti all’intervento definitivo di Chirurgia Bariatrica.
In ogni caso, dopo l’intervento, il paziente deve seguire un lungo percorso di follow-up, per garantire il buon esito dell’intervento attraverso il mantenimento del peso e la riduzione dei possibili effetti collaterali delle procedure bariatriche».
«Evitare di arrivare all’intervento chirurgico è possibile – conclude l’esperto -. Quando ci si trova in una condizione di sovrappeso, che precede quella di obesità, i pazienti possono chiedere aiuto allo specialista per intervenire e applicare delle regole di salute che permettono di prevenire questa condizione e i rischi ad essa associati. In particolare, le strategie sono:
eventualmente, assumere sotto indicazione medica farmaci iniettivi (liraglutide e semaglutide) che riducono il senso di fame. Aiutano a perdere circa il 5-10% del peso di inizio trattamento. Nati inizialmente per la terapia del diabete ma che hanno un potente effetto provocare ipoglicemia. Tuttavia, il loro uso non è efficace se non associato alla dieta sana e adatta alle proprie condizioni».